In quei pochi centimetri quadrati che porto con me tutte le mattine c’è il fulcro di tutta la mia giornata lavorativa, lo spartiacque fra la mattina indaffarata e il pomeriggio sonnolento, fra la fame delle 13 e la sazia rilassatezza della 14.30.
Inserisco la segreteria telefonica, metto a tacere la posta elettronica, e fiondo la sacra vaschetta nel microonde.
Cosa mi divorerò oggi?
Sola o in compagnia allestisco la postazione – tovaglietta, posate di plastica che fanno molto fantozzi, acqua e dolcetto, che non manca mai.
E’ uno dei miei piccoli rituali personali, e sciagura a chi osa interromperlo.
Chissà perché per tanto tempo, qualche lavoro fa, ho sempre rifiutato le premure materne che mi offrivano in continuazione pranzetti casalinghi.
Forse non avevo ancora trovato il portapranzo giusto: c’è stato quello di plastica bianco e rosso, grande quanto un cappello a cilindro, e poi quello di metallo, a forma di disco volante, e una nutrita serie di contenitori improvvisati di varie fogge e colori.
Ora sono in fase parallelepipedo, e la cosa sembra funzionare.
Inserisco la segreteria telefonica, metto a tacere la posta elettronica, e fiondo la sacra vaschetta nel microonde.
Cosa mi divorerò oggi?
Sola o in compagnia allestisco la postazione – tovaglietta, posate di plastica che fanno molto fantozzi, acqua e dolcetto, che non manca mai.
E’ uno dei miei piccoli rituali personali, e sciagura a chi osa interromperlo.
Chissà perché per tanto tempo, qualche lavoro fa, ho sempre rifiutato le premure materne che mi offrivano in continuazione pranzetti casalinghi.
Forse non avevo ancora trovato il portapranzo giusto: c’è stato quello di plastica bianco e rosso, grande quanto un cappello a cilindro, e poi quello di metallo, a forma di disco volante, e una nutrita serie di contenitori improvvisati di varie fogge e colori.
Ora sono in fase parallelepipedo, e la cosa sembra funzionare.
Cosa ci sia poi dentro il portapranzo beh .. è tutta un'altra storia (e un altro post).
3 commenti:
Per molti mesi, qualche tempo fa, mi sono recata al mio stage editoriale con un termos pieno di riso al pomodoro, l'unica cosa cha la mia presunta celiachia mi permetteva di portarmi da casa.
A dirlo così pare che alla fine io odiassi quel riso, e invece no: ogni volta che aprivo il termos caldo materno e odoravo l'amido profumato, mi riempivo di gioia e dimenticavo refusi e bozze, pagamenti e compiti da ufficio stampa. A pensarci ora, mi vien voglia di mangiarmene un bel piatto... evviva i portapranzo , soprattutto, evviva il pranzo!
La tua è apologia del portapranzo, ti è consentito? Il Ministro per l'anoressia lo permette?
:)
Stride un pò 'sto commento, lo so, ma mi sento di giudizi "benniani".
Ciao Ila!
Direi molto importante avere un porta pranzo che ti faccia la voglia di iniziare a mangiare ...
Quando parti poi è molt più semplice ...
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