02 marzo 2007

Scatole


Di nuovo in quello stanzone disordinato e caldissimo.
Sembra proprio che i momenti più belli della mia vita lavorativa capitino solo in enormi stanze affollate e male illuminate.
Le attesa interminabili per farsi aprire il portone ("Sì Sorella, sono la stessa di ieri, prema quel bottone con il suo santo, artritico dito, per favore.."), il cortile trasformato in un cantiere, le studentesse assonnate sulle scale e poi la stufa, gli armadi scricchiolanti e la macchina del caffè.
Le schiene si voltano, spuntano i sorrisi che conosci come il tuo e le parole allegre che sai già lì ad accoglierti, come a riprendere senza alcuno scossone il filo interrotto qualche mese prima.
Il tempo di un abbraccio e di un caffè, un piccolo sospiro prima di cominciare e torno al galoppo.
La stampante sbuffa, il telefono squilla, il direttore canticchia e io cerco di prendere familiarità con decine di nomi incomprensibili, e ogni nome una faccia, una storia, una professione che non conosco in un Paese che forse non vedrò mai.
E mi chiedo come sarà vivere tre mesi insieme, a inventare una lingua, gesti speciali, ironie da condividere, e se sarò in grado di organizzare ogni aspetto della loro vita senza creare catastrofi irreparabili.
Tutto quello di cui ho bisogno per non impazzire devo farlo entrare in qualche scatola sbilenca, pregare Iddio che lo scotch tenga e soprattutto che nella foga delle ore contate non mi sia dimenticata niente.
E allora alla fine della giornata, quando tutto l'ufficio sembra essere rinchiuso in pochi centimetri quadrati di cartone e trovare spazio per camminare èimpossibile, mi viene in mente Jonesy.
Perso in un enorme stanzone, fra milioni, trilioni di scatole etichettate.
"Non è vero, qui non mi perdo. Qui non mi perdo, così come non mi perderei nella mia camera da letto, E neppure devo frugare alla ricerca di quello che mi occorre. Questo posto mi appartiene. Benvenuto della tua testa, ragazzo mio".
C'è poco tempo, il nemico è alle porte, quali scatole trasportare in un luogo sicuro? Quali ricordi salvare?
Seduta su una pila di pacchi impolverati provo a immaginare di essere nella mia testa, nel mio magazzino dell'eternità.
E a dirla tutta, non so ancora quale scatole salvare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Salva tutto quello di cui hai bisogno e lascia il resto...solo zavorra inutile.
Nessuna catastrofe, nessuna preoccupazione. Solo lavoro...e sono contentissimo per te