30 ottobre 2006

Giovedì

..siamo ancora due terre sconosciute, esploratori diffidenti e cauti, senza mappa nè bussola.
La paura di perdersi guida ogni nostro gesto, soprattutto ora, che dividiamo per la prima volta uno spazio di 4 mura.
Tu misuri quello spazio a passi lunghi e misurati, e parli di numeri a voce alta. Tentenni, respiri, posso quasi sentirlo il tuo cervello, lavorare, faticare, pensare sempre troppo.
E io seduta, china sui miei fogli, su quelle dannate norme che nella testa proprio non mi entrano. Vorrei buttarli all'aria quei fogli, e studiare te, misteriosa creatura, sei davvero tutto mio?
Ma non oso. L'ho capito sin da subito, c'è tutto te stesso in quegli occhi che scorrono le righe, in quella voce che scandisce le pagine, in quella concentrazione che ti logora.
E allora provo a fare come te.
Mi perdo in tutte quelle noiose parole (parole, non numeri, è strano come siano cose così diverse a darci la stessa, tormentata sicurezza) e faccio finta che tu non sia più di fronte a me, a portata di braccia. Scorrono i minuti, le dita sulle pagine e le tue parole.
Ad un tratto tentenni, rallenti, e ti fermi.
Sei perplesso, cerchi qualcosa. Lo fai in silenzio per disturbarmi, ho gli occhi piantati sui miei fogli, sembro brava quasi quanto te.
Ma io so cosa stai cercando.
E' proprio qui, sulla scrivania.
La prendo e te la porgo, senza neanche guardarti in faccia. E' rossa, vero?
Solo quando la prendi dalle mie mani, con lentezza, alzo gli occhi.
"....."
"Prego"
"Come facevi a saperlo?"
"....."
"Non ho aperto bocca, come facevi a sapere che stavo cercando proprio quella?"
"Non lo so. Era quella e basta."
E mentre lo dico mi accorgo che è vero. E che mi fa un pò paura.
Restiamo imbambolati guardarci per un pò e poi ci sorridiamo in silenzio.
Il nostro viaggio è cominciato.

3 commenti:

ILARIA ha detto...

perchè è successo un giovedi di tanti anni fa minchiona.
Tu guarda se mi fai venire l'ansia e cambio il titolo.

Anonimo ha detto...

Lunedì e non di tanti anni fa ma oggi, il presente e mentre scrivo il futuro che passa. Siamo ancora nella stessa auto e guardiamo una meta che sembra avvicinarsi ma è ancora tanto offuscata alla vista quanto chiara nella nostra mente. Potremmo ripere la scena, più e più volte, ma non cambierebbe nulla. Anche ora, soprattutto ora, la penna rossa è a portata di mano e tu lo sai, ancora prima che io me ne accorga.
Viaggiamo insieme, guardiamo in fondo, ci voltiamo e la strada che abbiamo fatto non è abbastanza rispetto a quella che ancora vogliamo fare insieme.
L'auto continua ad andare...mi godo il viaggio, come mi hanno detto, mentre lei cambia CD...

ILARIA ha detto...

Andiamo per i quattro. Se penso a com'era prima ne ho fatta di strada.