Se ne sta seduta di fronte a quella pista traballante, affacciata sul Tevere.
Guarda assorta le coppie strette in un tango d'altri tempi, e riesce a malapena a sentire quello che dicono i compagni vicino a lei.
La folla del sabato sera le passa davanti, è difficile continuare a tenere gli occhi fissi sui ballerini - di ogni età, incerti sui loro passi, ma concentrati e così felici - ma non riesce a staccare lo sguardo.
"E' bellissimo" non può fare a meno di pensare.
Con tutte quelle luci, che sembra quasi Natale, e la notte piena di stelle, e lo scricchiolio del legno sotto decine di piedi appassionati, e quella musica.
"Mi piacerebbe ballare così" sussurra, e non sa se l'ha detto agli amici seduti con lei o a se stessa.
Lei non balla mai. Non ne è capace. Ma adesso che è lì le sembra così facile.
Alzarsi in piedi, salire su quella pedana affollata e seguire le note, come se non avesse mai fatto altro in tutta la vita, come se la sua vita fosse in quella musica, in quella danza, in quella notte.
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