Questo pomeriggio sono andata dal ferramenta per fare le copie delle chiavi del nuovo ufficio. Un sole meraviglioso, Roma in pieno movimento, mi sono goduta i pochi minuti di libera uscita.
In negozio, in piaziente attesa che arrivasse il mio turno, noto un ragazzo africano sulla soglia. Si guarda intorno silenziosamente, e fa qualche passo avanti, impacciato da un ingombrate carico di borse da poco prezzo. Non devo essere stata l'unica a notarlo, fra i clienti è calato improvvisamente un silenzio incuriosito. Il ragazzo si avvicina al bancone e fa per aprire bocca quando il proprietario lo anticipa sorridendo con l'aria di chi la sa lunga: "Non vogliamo niente, guarda, puoi andare", gli dice. Il ragazzo non ribatte, sbatte le palpebre più volte, come a cercare di afferrare fino in fondo il senso delle parole, poi alza stancamente le braccia al cielo e con amarezza, in un italiano stentato risponde "Perchè pensi che voglio qualcosa? Io ho bisogno di qualcosa qui, devo comprare".
Il proprietario non batte ciglio: "Ah, vuoi qualcosa TU..eh beh, dimmi" - biascica senza smettere di sorridere, vagamente incredulo.
Con non poche difficoltà il ragazzo spiega ciò di cui ha bisogno: le sue borse sono macchiate d'inchiostro, colpa della carta di giornale con cui le riempie per non farle deformare. Gli hanno parlato di un prodotto che potrebbe smacchiarle, ma ha perso il foglietto su cui ne aveva annotato il nome. Potrebbe per favore aiutarlo?
Il negoziante sembra non capire. A quanto pare non è molto esperto dei prodotti che vende.
"Forse gli serve la trielina - intervengo io - credo stia parlando di quella".
"Esatto, trielina, trielina" risponde il ragazzo sorridendomi.
Ma io non ricambio il sorriso. Sono arrossita violentemente, non riesco a sostentere il suo sguardo. E' entrato per un acquisto, come me e gli altri clienti. Cosa abbiamo visto quando ha varcato la soglia del negozio? Un ragazzo africano con un mucchio di borse. L'associazione è stata semplice. Il negoziante ha detto quello che io stavo pensando, che tutti noi stavamo pensando. La malagrazia con cui si è espresso è irrilevante. Gli avrei risposto allo stesso modo, se si fosse rivolto a me. Con più gentilezza probabilmente, stampandomi sulla faccia un sorriso comprensivo e compassionevole, sussurrando un "grazie" a chiudere la frase. Ma avrei comunque fatto lo stesso errore.
Penso a questo mentre il ragazzo continua a ringraziarmi, mentre il negoziante lo serve con aria di sufficienza, mentre i clienti cercano di non calpestare tutte quelle borse.
Spero che la trielina abbia funzionato.
20 ottobre 2008
12 ottobre 2008
Il libro degli ospiti
.. in pieno magone da ritorno dopo un'intenso weekend "toccata e fuga" in Toscana condivido con voi i momenti splendidi in cui ci siamo imbattuti. Eravamo alla ricerca di serenità e pace, le abbiamo trovate. Sotto un sole che sembrava sorriderci, godere la compagnia l'uno dell'altra senza programmi nè fretta.
Grazie a "Le Gore", per quella vista sul verde la mattina presto, a Davide e Lory per averci ospitato nella loro grande famiglia, a Terry, Franz e consorti, per le risate e le chiacchierate in quasi tutte le tutte le lingue del mondo.
.. ci si vede domani mattina sulla metro delle otto?
Me tapina...
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